Oggi cercheremo di rispondere, o quantomeno di fare chiarezza su alcune domande, non certo esistenziali, ma che chiunque prima o poi è arrivato a farsi, riguardo al proprio orologio od al mondo degli orologi automatici in generale.
Niente paura! Non cercheremo di spiegare come funziona un tourbillon, ne discuteremo di tematiche riguardo alla fisica dei componenti di un movimento. Sarà più una sorta di risposta alle FAQ che in ogni gioielleria o laboratorio orafo i clienti chiedono quasi quotidianamente:
Il mio orologio, meccanico, resta indietro/va avanti, è rotto?
Questa è la domanda classica, come quando si va dal medico e dopo aver elencato tutti gli acciacchi del mondo si arriva alla fatidica domanda: <<è grave???>>.
La risposta è si e no; o meglio, bisogna capire quanti sono i secondi o minuti che l’orologio perde o guadagna e, soprattutto, in quanto tempo. Se trovaste il vostro amico a fine mese avanti o indietro di 3 minuti, dovreste solo essere felici: sareste in possesso di un orologio perfetto (quantomeno in termini di indicazione dell’ora).
Secondo i criteri del COSC (Contrôle Officiel Suisse des Chronomètres), un orologio da polso per poter ottenere la certificazione di cronometro, tra le varie altre richieste, deve avere uno scarto di -4/+6 secondi al giorno (in alcuni casi anche -5/+8).
Tendenzialmente un orologio meccanico che perde o guadagna fino a 10 secondi al giorno viene comunque considerato piuttosto preciso.
Il discorso è invece diverso se il vostro compagno da polso ha scarti superiori ai 20 secondi al giorno; in quel caso il consiglio è quello di una bella visita ad un laboratorio di orologeria. Potrebbe trattarsi di un problema risolvibile semplicemente “toccando il tempo” o magari qualcosa di più complesso ma, comunque, risolvibile.
Ogni quanto andrebbe revisionato un orologio?
Ecco un’altra domanda meritevole di un lungo approfondimento; anche in questo caso non esiste una risposta che dia una tempistica assolutamente corretta. Ci sono diverse scuole di pensiero. Alcune case produttrici, “sicuramente per il grande riguardo verso il prossimo, e non per il proprio tornaconto” (si, sono ironico), consigliano una revisione in “casa madre” ogni 2/3 anni.

orologiaio al lavoro
L’altra faccia della medaglia invece è rappresentata da chi l’orologio non lo revisiona finché “non si ferma”, che siano 2 o 20 anni.
La verità in questo caso non sta proprio nel mezzo, ma possiamo consigliare di sottoporre il proprio orologio ad un intervento di revisione ogni 3/5 anni. Questo per non sottoporre le componenti del movimento a stress dovuti ad un lavoro con i ruotismi scarsamente lubrificati. Durante ogni intervento di revisione tutte le componenti del movimento soggette a stress vengono lubrificate in modo di non sottoporle a sforzi che potrebbero causarne la rottura o il malfunzionamento.
Durante le operazioni di revisione vengono inoltre anche sostituite tutte le guarnizioni fondamentali per mantenere la perfetta impermeabilità dell’orologio.
Possiamo considerare la revisione come un intervento volto a restituire al cuore dell’orologio le condizioni originali, garantendone il perfetto funzionamento.
Basta il solo movimento del polso per “caricare” un orologio automatico?
In linea di massima la risposta è “si, basta”, ma non sempre è così, o meglio esiste una particolare eccezione di cui chi acquista un orologio automatico non è sempre a conoscenza e spesso nemmeno ne viene informato. Quando “togliamo l’orologio dal cassetto” per reindossarlo, dopo diverso tempo, è buona cosa, anzi molto consigliato, dare qualche giro di carica alla corona. Ad orologio fermo, la carica data dal movimento non è sufficiente a garantire alla molla la sufficiente energia per il corretto funzionamento di questo.
Ci sono ancora centinaia di concetti e di curiosità legate al funzionamento degli orologi che approfondiremo nei prossimi articoli.
Nel frattempo se hai qualche curiosità non esitare a contattarci, oppure vieni a trovarci alla Gioielleria Cornali Sons, a Dalmine.