Le 4C dei Diamanti: la purezza
“Più è pesante, più è costoso”, questo è il primo pensiero che molte persone fanno al momento del loro primo acquisto di un diamante. In realtà, non sempre è così; le “voci” principali, che concorrono nella definizione del valore di un diamante sono 4 (le famose 4C): Purezza (Clarity), Peso (Carat), Colore (Color) e Taglio (Cut).
Il prezzo di un diamante può essere stabilito con precisione solo dopo avere analizzato queste quattro principali caratteristiche (oltre ad alcune “secondarie”, come la fluorescenza o la certificazione di un istituto gemmologico) e, solo a parità delle altre 3 voci potremo dire: “quello più grande, costa di più”.
In questo primo approfondimento cercheremo di concentrarci sulla questione della purezza.
Quest’ultima gioca un ruolo fondamentale nel giudizio della “bellezza” di un diamante; la purezza si riferisce alle inclusioni presenti nella pietra od alle imperfezioni della sua superficie.
Queste imperfezioni, interne o esterne, possono essere presenti dal momento della formazione della pietra o formarsi nel tempo durante i processi di lavorazione.
Al momento dell’analisi di un diamante, la valutazione ed il controllo della purezza devono essere eseguiti con una lente 10x; per convenzione vengono utilizzati i 10 ingrandimenti, in quanto lenti più o meno “potenti” darebbero risultati differenti, anche se utilizzate sulla stessa pietra.
Meno sono è meglio è.
Inclusioni ed imperfezioni, pur essendo “naturali”, sono comunque voci che incidono molto sulla valutazione della pietra quindi, logicamente, meno ce ne sono e meglio è.

Diamante con inclusioni a nuvola
I diamanti con poche, o nessuna, inclusione sono rari ed ovviamente, più una cosa è rara maggiore sarà il suo valore. Pochi sono i gioiellieri che nella loro carriera abbiano visto pietre “flawless” (senza imperferzioni).
I diamanti meno costosi hanno, invece, spesso inclusioni che posso essere anche viste senza alcuna lente di ingrandimento; tuttavia questi sono gli estremi: la maggior parte dei diamanti sfaccettati hanno caratteristiche che si trovano “nel mezzo”.
Alcune inclusioni possono essere più visibili in alcuni tipi di taglio (forma) più che in altri; questo perché i giochi di luce e riflessi che le facce delle pietre producono rendono più o meno visibili alcune imperfezioni che si possono riscontrare all’interno del diamante.
La scala di valutazione
I gradi di purezza di un diamante vengono descritti con una terminologia standard sviluppata dal GIA (gemological institute of America) negli anni ’50.
Il grado di purezza deriva dalle imperfezioni riscontrate da un esperto gemmologo con una lente a 10 ingrandimenti. La scala GIA, la più utilizzata al mondo, si suddivide in 6 categorie, per un totale di 11 livelli differenti, che vanno da Flawless (senza imperfezioni) a I3 (Included3).

Scala di Valutazione della purezza dei diamanti
Flawless (FL): indica una pietra “perfetta”, senza inclusioni o imperfezioni, interne ed esterne, visibili a 10 ingrandimenti.
Internally Flawless (IF): nessuna inclusione interna e solo insignificanti imperfezioni esterne.
Very, Very Slight Included (VVS1 e VVS2): piccole inclusioni estremamente difficili da individuare (VVS1) o molto difficili da individuare (VVS2).
Very Slight Included (VS1 e VS2): inclusioni minori, difficili da individuare.
Slight Included (SI1 e SI2): inclusioni di dimensioni notevoli, facili o molto facili da individuare.
Included (I1, I2, I3): inclusioni impossibili da non vedere, individuabili spesso anche ad occhio nudo.

Scala grafica con esempi di inclusioni
Alcuni trattamenti possono migliorare la purezza del diamante, ma non sempre è un bene.
I produttori a volte provano a migliorare la purezza di alcuni diamanti, per renderle più appetibili o per accrescerne il valore. Due sono i metodi principali.
L’uso del laser permette di rimuovere, o schiarire, alcune inclusioni presenti nella pietra. Il laser scava una stretta fessura dall’esterno fino all’inclusione. Quest’ultima viene vaporizzata, lasciando un piccolo segno biancastro, che generalmente viene considerato comunque più piacevole che l’inclusione di colore nero che c’era in precedenza.
Il secondo metodo utilizzato per migliorare l’aspetto del diamante è il riempimento delle fessure, delle fratture o dei canali con un materiale “simil-vetro”.
Questa sostanza ha un indice di rifrazione vicino a quello dei diamanti, tuttavia non cura quelle imperfezioni, né ne migliora la purezza. L’inclusione resta sempre dov’era, diventa solo più difficile da vedere.
Per essere certi della purezza di un diamante, la certificazione è una sicurezza in più.
Ovviamente, una persona che non abbia affrontato un corso di gemmologia o di analisi dei diamanti, non avrà alcuna certezza riguardo alla purezza della pietra che sta acquistando, se non la fiducia che questa ripone nel suo gioielliere.
In caso si desiderasse avere una certezza in più, specie se si sta acquistando una pietra da investimento, bisognerebbe chiedere una pietra certificata.
Queste pietre, a parità di caratteristiche, costano più della controparte senza certificazione ma sono “una sicurezza”, se certificate da un ente serio.
Ogni certificazione deve riportare tutte le caratteristiche del diamante: oltre alle 4C dovranno essere anche riportate numerose caratteristiche secondarie, come le proporzioni di taglio, la fluorescenza o altri dettagli.
Gli istituti più conosciuti ed importanti al mondo sono il GIA, l’ IGI (international gemologial institute) e l’ HRD.

Esempio di Certificazione Gia
Questo è stato solo un primo passo nel mondo della valutazione dei diamanti, continuate a seguirci per scoprire come valutare al meglio il vostro prossimo acquisto.
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